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Questo importante volume investiga con rigore la complessità dei rapporti intercorrenti tra la narrativa italiana e la cultura scientifica sul disturbo mentale, in quel periodo cruciale della nostra storia politica e culturale che va dal secondo Ottocento al primo trentennio del Novecento: un'indagine capillare ed originale, condotta su testi scientifici coevi (tra cui emergono quelli di Lombroso, Nordau, Ribot e Binet), e che, nel suo situarsi al crocevia di molteplici correnti di pensiero, merita di proporsi come punto di riferimento sostanziale. La sua specificità epistemologica colma una lacuna nel panorama degli studi, imperniando il suo campo di analisi su alcuni autori tra Scapigliatura e Decadentismo (Tarchetti, Serao e Fogazzaro), ma soprattutto su Capuana, De Roberto, d'Annunzio e Pirandello, secondo un'opzione metodologica che persegue con tensiva pervicacia sia la cernita delle fonti bibliografiche che l'analisi critica del materiale, portando a feconda interazione il mondo della narrativa e della critica letteraria con quello dell'arte, della filosofia, della metapsichica, della medicina e della divulgazione scientifica.